Digital storytelling nell’età dello sviluppo

A cura di Claudia Benazzi – Psicologa

Digital storytelling: si configura come “blended telling stories with digital technology”, una modalità di racconto di storie miscelate con la tecnologia digital – ( Jason Ohler, 2007- Digital Storytelling in the Classroom: New Media Pathways to Literacy, Learning and Creativity )

Ormai la quasi totalità dei ragazzi utilizza regolarmente internet al di fuori dell’orario scolastico per navigare, ricercare informazioni, o per condividere foto ed esperienze, ma la maggior parte di essi non ha la piena consapevolezza nell’utilizzo degli strumenti digitali, nonostante la forte predisposizione, e le informazioni offerte non lasciano spazio ad una rielaborazione personale, con spirito critico. Attraverso l’introduzione di percorsi mirati, a livello scolastico, che coniughino l’utilizzo del computer e degli strumenti digitali con l’apprendimento di ogni disciplina, al di là dal puro insegnamento delle nozioni informatiche, si cerca di superare questo limite della tecnologia, utilizzando invece il computer per imparare divertendosi, attraverso un confronto fra pari, mediato dall’insegnante.

Il Digital Storytelling

Il Digital Storytelling può essere definito come una moderna espressione dell’antica arte della narrazione in cui gli utenti si trasformano da consumatori a produttori-autori, una nuova modalità di insegnamento e apprendimento supportata dalle tecnologie digitali e basata sulla narrazione, attraverso la combinazione di elementi iconici, sonori e testuali. La caratteristica e la forza delle storie digitali deriva dalla tessitura, dall’intreccio di immagini, narrazione e voce insieme, musica, dando così profonda dimensione e colore psicologico intenso ai personaggi, alle situazioni, alle esperienze, agli stati d’animo, con effetti emozionali importanti sul lettore con il quale riesce a stabilire un rapporto empatico, un forte legame sul quale costruire il senso della comunità. Narrazioni efficaci, intuitive, che colpiscono i canali principali dell’apprendimento, quello visivo e quello uditivo, per ampliare le capacità comunicative, conoscitive, immaginative, riflessive, che uniscono i partecipanti, in una storia della comunità stessa, da leggere e ri-scrivere in continuazione (De Rossi-Petrucco 2006).

Le attività di Digital Storytelling in classe consentono di attuare percorsi di apprendimento attivo che mettano al centro lo studente, il quale diventa protagonista del proprio percorso di crescita attraverso l’utilizzo delle proprie competenze, conoscenze e della propria creatività, dando vita a prodotti multimediali che facilitano l’apprendimento di contenuti e nozioni rendendo il processo più divertente e coinvolgente per gli allievi. L’alunno viene coinvolto a livello emotivo ed emozionale nel processo di creazione, con un aumento esponenziale della motivazione e l’apprendimento dei concetti in maniera più efficace.

Il Digital Storytelling favorisce lo sviluppo delle competenze comunicative, dello spirito critico, del problem solving, della collaborazione fra allievi e dell’apprendimento delle lingue straniere. La condivisione dei propri progetti con i compagni permette altresì di sviluppare la propria creatività e l’autostima, ma anche le competenze comunicative, lo spirito di squadra, le relazioni interpersonali e la leadership. Il confronto fra pari permette ai ragazzi di imparare a mettersi in gioco, accettando le eventuali critiche, vivendole tuttavia in maniera costruttiva, allo scopo di migliorare il proprio lavoro.

Attraverso le attività di Digital Storytelling si rende possibile un utilizzo della rete più consapevole da parte dei ragazzi, che ricercano contenuti in rete allo scopo di analizzarli e rielaborarli successivamente attraverso il pensiero critico. Si assiste quindi ad un vero e proprio cambio di prospettiva: lo studente diventa quindi protagonista del processo di apprendimento mentre l’insegnante ricopre un ruolo di guida, allo scopo di supportarlo ad aiutarlo nel percorso, senza tuttavia sostituirsi ad esso, permettendogli di sbagliare e di imparare dai propri errori.

Naturalmente, le attività didattiche di Digital Storytelling non possono essere improvvisate, ed occorre una vera e propria progettazione supportata dal docente del contenuto delle storie da progettare, attraverso la destrutturazione del concetto da rappresentare con la narrazione digitale, e la scelta di modalità di rappresentazione adatte all’età dei bambini. Ovviamente, a seconda della tipologia di concetto da veicolare e dell’età dei bambini, il processo può essere organizzato e suddiviso in fasi differenti. Riporto di seguito, a titolo esemplificativo, una possibile suddivisione delle varie fasi di creazione del progetto :

Fasi del processo
Il brainstorming: i bambini partecipano alla fase progettuale attraverso conversazioni e decisioni di gruppo, allo scopo di giungere ad una idea comune attraverso la condivisione e la negoziazione, esprimendo i propri gusti e le proprie preferenze.
Lo storyboard: realizzazione delle diverse fasi della narrazione secondo un ordine cronologico e di senso, suddividendo la storia in tante sotto rappresentazioni
Scelta degli strumenti tecnologici da utilizzare (computer, macchina fotografica digitale, videocamera, microfono; software per editing di filmati, foto, audio, e assemblaggio delle diverse parti della storia)
Lavoro di gruppo: è possibile suddividere il lavoro in gruppi, in modo che ogni bambino sia occupato contemporaneamente, e si evitino attese nella conclusione del lavoro di altri gruppi che possano disperdere l’attenzione. La suddivisione dei compiti permette altresì che ogni bambino possa dedicarsi maggiormente al tipo di attività per la quale è più predisposto e che meglio si concilia con le proprie abilità.
Realizzazione: una volta conclusasi la negoziazione, si procede con l’inizio della creazione di ogni singola storia, attraverso diverse operazioni utili alla composizione della sequenza animata.
Presentazione: in molte occasioni, al termine dei lavori, gli alunni presentano il proprio lavoro agli altri compagni, in modo da condividere l’esperienza, ed in modo da dare importanza e valore all’attività svolta
Conclusione

In conclusione, lavorare o fruire di un artefatto digitale narrativo non può essere considerato come la semplice costruzione di un prodotto, ma come la partecipazione ad un processo dinamico, dialogico e trasformativo che coinvolge cognizione ed emozione (Ravanelli F., 2017) ed oggi più che mai si evidenzia la necessità, da parte della Scuola, di creare percorsi formativi che si affianchino ai metodi tradizionali di insegnamento basati sulla lezione frontale, e che prevedano processi di apprendimento collaborativi, che sfruttino le potenzialità inclusive offerte dalla tecnologia.

Le numerose applicazioni esistenti, se sviluppate in maniera corretta, potrebbero davvero contribuire alla trasmissione di contenuti educativi, rinforzando le informazioni ricevute a scuola, purché vengano sviluppate prevedendo sistemi di interazione duale, che coinvolgano quindi anche il genitore.

Bibliografia
  • Bertolini, C. (2017). ll Digital Storytelling nella scuola dell’infanzia: tra teoria e pratica.
  • De Rossi, M (2006), Mettersi in gioco e giocare a scuola, Edizioni La Biblioteca Pensa Multimedia, Lecce
  • Ferrari, L., & Nenzioni, M. (2020). Promuovere processi inclusivi a scuola con il Digital Storytelling. ITALIAN JOURNAL OF SPECIAL EDUCATION FOR INCLUSION, 8(1), 468-479.
  • Moschella, M. Digital Storytelling con Scratch alla Scuola Primaria.
  • Ravanelli, F. (2012). Una esperienza di Matematica e Digital Storytelling nella scuola primaria.
Articolo originale pubblicato il 4 Febbraio 2023 - https://www.centropsicologia.it/digitalstorytelling/
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